Se per una vacanza di mezzo inverno avete scelto la Riviera di Ponente, il consiglio è di soggiornare nell’accogliente e dinamico Villaggio dei Fiori di Sanremo. Oltre a rilassarvi al tepore del sole e godere di albe e tramonti spettacolari, potete immergervi nell’atmosfera bucolica e silente delle località che ricamano il territorio. Una meta affascinante e vicina (un quarto d’ora di bus), capace di regalare emozioni inaspettate, è la città vecchia di Bordighera, immortalata da Claude Monet nel famoso dipinto oggi esposto all’Art Institute di Chicago.
Bordighera è la città dalle due anime: quella elegante e turistica distesa lungo il mare e quella storica e pittoresca raccolta in posizione rialzata. A fine Ottocento, l’ensemble fatto di sole, mare, clima mite e giardini lussureggianti di piante esotiche, affascinò l’aristocrazia anglosassone, ma fu anche musa ispiratrice di poeti, scrittori e pittori. Tra questi ultimi l’impressionista francese Claude Monet, che definì questi luoghi “fatti apposta per la pittura en plein air, tanto sono magici”.
Le prime icone di Bordighera
La fermata del bus proveniente da Sanremo si trova all’altezza del pittoresco porticciolo dell’Arziglia e del monumento a Margherita, la prima regina d’Italia che visse a lungo nella splendida villa (dove morì il 4 gennaio 1926) di via Romana. Alle spalle della statua si estende una macchia verde da cui, più in alto, sbuca l’elegante e bianca silhouette della villa dell’architetto Charles Garnier (autore dell’Operà di Parigi e del Casinò di Montecarlo).
Dall’altra parte, lato mare, c’è un altro luogo iconico di Bordighera. E’ il promontorio di Sant’Ampelio, il più meridionale della Liguria e dell’Italia Settentrionale, dalle cui rocce scolpite dal mare e dal vento, emerge la chiesetta (XI secolo), fresca di restauro, dedicata proprio a Sant’Ampelio. L’intero contesto è di una bellezza irresistibile: mare blu cobalto, palme, agavi e fiori cha fanno da cornice; bellissima è la veduta sui profili della Costa Azzurra, soprattutto al tramonto.
La leggenda vuole che l’eremita Ampelio fosse arrivato dall’Egitto (nel V secolo) portando con sé datteri, dai cui semi nacquero le palme che inondarono tutta la zona tra il mare e la collina. E’ dunque grazie all’eremita, poi divenuto santo, che Bordighera fu chiamata “città regina delle palme”.
La pineta delle leggende
Per raggiungere la “Città Alta” di Bordighera si affronta una piacevole passeggiata all’interno della grande macchia verde che dall’Aurelia ammanta la collina, fino ad abbracciare, con eleganti palmizi, la Spianata del Capo distesa ai piedi del borgo antico.
Il parco che si attraversa è un mondo magico e profumato, popolato di pini e ulivi dalle forme contorte che evocano sagome di fantasmi. E poi piante di aloe, agavi e palme. Il tutto con uno sfondo luminoso di cielo e mare.
Spettacolare è la terrazza panoramica che ospita tre affusti di cannone (Tiralogni, Butafogu e Cagastrasse, i loro nomi popolari) puntati verso il mare e la singolare costruzione del Marabutto, antica polveriera la cui forma richiama un luogo di sepoltura araba. Non mancano i richiami alla leggenda, come quella di Magiargè la bella schiava del pirata Boabil che durante l’assedio a Bordighera si ammalò e qui morì.
Nell’ultimo tratto del parco, a ridosso della Spianata, si ammirano il palazzo del Comune (opera di Charles Garnier) e poi due meraviglie botaniche che lasciano senza fiato. Si tratta di maestosi e al tempo stesso inquietanti esemplari di ficus macrophilla (uno di questi si chiama “Scibretta”) e fotografarli nella loro monumentale interezza non è facile.
Bordighera Alta, un’incantevole enclave del passato
Dopo aver attraversato la “Spianata del Capo”, l’accesso al borgo antico, in parte ancora cinto da bastioni per la difesa dagli attacchi saraceni, avviene da Porta Sant’Ampelio. Varcato l’arco si entra in un ambiente che ha mantenuto intatto il fascino dei borghi medioevali ed è ancora attuale la descrizione fatta da Edmondo De Amicis: “Poche case ammucchiate sopra un’altura che formano un labirinto di vicoli in salita e discesa….”
Due strade principali, due piazzette e intorno un nugolo di vicoli, scalinate, archi di pietra, finestre decorate e naturalmente case dai colori pastello. Ogni angolo del silente borgo è intriso di charme delle botteghe artigiane e degli invitanti profumi provenienti dai tanti ristorantini (il nostro consiglio è il Magiargè). Da visitare è la settecentesca chiesa di Santa Maria Maddalena, che conserva un pregevole gruppo marmoreo di Domenico Parodi.
Da Bordighera Alta si snodano diversi percorsi naturalistici: il più caratteristico è il Sentiero del Beodo, che segue il tracciato dell’antico acquedotto che portava acqua al paese. Si cammina in compagnia di muretti a secco e dei variegati gradienti della peculiare vegetazione. Parte di questo percorso che raggiunge il romito e panoramico borgo di Sasso, attraversa quello che fu il famoso Giardino Moreno che ammaliò Claude Monet.
Ci sono ancora esemplari di ulivi che l’impressionista francese immortalò in un suo dipinto.