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Anche il mercato della bici di alta gamma rincara e non consegna

Il primo dei giocattoli che quasi tutti i campeggiatori, single, coppie o famiglie che siano, portano con sé è la bicicletta. Anch’essa, grazie invero alla pandemia, come il campeggio stesso ha risentito in positivo da parte del rinnovato interesse del pubblico con un’impennata delle vendite 2020/21, ma anche in negativo, conoscendo i numerosi problemi logistici che attanagliano, ormai, tutti i settori produttivi a livello globale.

 

I produttori di biciclette, a partire dall’inizio dellla pandemia, hanno visto aumentare a dismisura i volumi di vendite e ordini ma hanno, altresì, aumentato fortemente i prezzi, specialmente per quanto riguarda i listini 2022, ed enormemente allungato i tempi di consegna. Colpevoli della situazione, si sa, gli aumenti dei costi delle materie prime e della logistica dei loro spostamenti, resa molto più complicata dalle comunicazioni mare, cielo e terra, compromesse internazionalmente.

Aumenti di prezzo delle materie prime

Lo stato pandemico ha ridisegnato drammaticamente gli equilibri globali, economici e logistici, con effetti di confusione sul breve periodo e ancora sconosciuti nel lungo termine. Ad aumentare principalmente sono i beni energetici, oltre 105%, con effetto esplosivo sui costi di produzione; molto compromettente anche la situazione dei beni ferrosi, indispensabili a un’infinità di settori industriali e in particolare a quello della bicicletta: aumenti del 75%. Vertiginosi, improvvisi e incontrollati aumenti di prezzo riguardano anche altre materie prime coinvolte nel mercato delle due ruote: materiali non ferrosi (+38,76%), chimica industriale (+24,70%), plastiche (+28,81%). I principali brand produttori di bici e loro componenti dichiarano, in media, aumenti di prezzo delle materie prime tra il 40 e 60%.

Epicentro Taiwan: aumento dei costi di trasporto e tracollo logistico globale

Il fattore trasporti, aggravato da costi impazziti e sconvolgimento degli equilibri logistici, completa il quadro di una situazione globale nella quale le industrie sono costrette a navigare a vista. Nel nostro caso dovremmo dire che pedalano in salita tra la nebbia. I principali impianti di produzione di componenti, infatti, risiedono a Taiwan e costi e logistica ad essi correlati sono in balia delle politiche di restrizione del Governo dell’isola, con gravi ed esponenziali conseguenze sull’approvvigionamento a livello mondiale.

Le contromisure in Italia

Innanzitutto, il Bonus Bici del Governo italiano, a suo tempo, ha svuotato i magazzini dei produttori, sia italiani sia stranieri, con una vera esplosione della domanda: +17% per le biciclette tradizionali  e uno straordinario + 44% realizzato dal segmento bici elettriche.

Diversi produttori italiani del settore, ora, hanno rilocalizzato parte della produzione, o progettano di farlo in tempi brevi, nel caro vecchio Stivale e hanno riavviato un angolo perduto del Made in Italy della bicicletta dei tempi andati. Bianchi (che investe ben 40 milioni in un nuovo impianto in provincia di Bergamo) e Vittoria, due grandi blasoni del firmamento industriale italiano a due ruote, per esempio, hanno riaperto alcune linee di produzione in Italia, per riequilibrare gli ammanchi dall’Oriente. I produttori del settore, inoltre, stanno chiedendo al Governo un sostegno sussidiario di tamponamento dell’attuale eccessivo costo del lavoro, di supporto agli investimenti fatti in Italia e a sostegno dell’occupazione. Fine ultimo della richiesta d’intervento è contenere i costi di sistema in Italia per evitare di far sostenere gli aumenti proprio al consumatore finale.

in collaborazione con Prontobolletta

Dati: Prontobolletta.it

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