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Cinque siti archeologici romani della Croazia: tra tradizione e sorprese

Gli antichi Romani, nella loro velleità espansionistica, occuparono ampiamente l’attuale Croazia e, come usavano fare, costruivano ponti, fortezze, torri di avvistamento militari che nel tempo sono state distrutte dal passaggio di altri invasori, riscoperte poi grazie ad attenti scavi archeologici. Fare un viaggio in Croazia significa di certo fare anche un tuffo nella cultura urbanistica dell’antica Roma. L’area archeologica più importante del Paese si trova a pochi chilometri da Spalato: è l’antica città di Salona nata per mano degli illiri nel III secolo a.C., poi conquistata dai romani nel 78 a.C. che la fecero capitale della provincia romana della Dalmazia.

Lì nacque l’imperatore Diocleziano. Gli scavi che hanno portato alla luce la città, distrutta e abbandonata nel VII secolo, con la Necropoli di Manastrine presentano molti tratti romani: mura, foro, anfiteatro, acquedotto e bagni pubblici. Restando in Dalmazia è imperdibile il parco nazionale della Cherca (Krka in croato, Titus in epoca romana) nella regione di Sebenico: ospita il sito archeologico della città di Burnum che sorge lungo il fiume Cherca.

Si tratta di una poderosa barriera naturale che nell’antichità separava il territorio dei Liburni, alleati dei Romani, da quello dei Dalmati, nemici di Roma. Oggi è ancora uno dei pochi punti in cui si può guadare il fiume e vale la pena passarci.

Spingendosi al confine con la Bosnia-Erzegovina, vicino al Comune di Metković, poco distante dalla foce del fiume Nerenta sorge il sito di Narona. Il primo insediamento risale al V secolo a.C. e fu emporio e porto fluviale fino al I secolo a.C quando divenne la principale roccaforte romana della regione per poi passare, nel 535, sotto l’impero bizantino e finire per essere distrutta nel VII secolo da invasori Slavi.

Tutta la storia si può “leggere” nel Museo Archeologico di Narona, destinazione unica e imprescindibile per tutti gli appassionati di cultura, storia, arte e archeologia. Qui è esposta una collezione di sculture che rappresentano la dinastia imperiale giulio claudia e flavia e svariati altri manufatti che dimostrano l’importanza e la ricchezza di questa, seconda per dimensioni e importanza, città romana sulla costa orientale dell’Adriatico. Si pensi che nel 1995 è stato rinvenuto un tempio romano che conteneva le statue degli imperatori Claudio e Vespasiano e due di Augusto e sua moglie Livia Drusilla, della cui storia e destini molto si può imparare al Museo.

Spostandoci in Istria l’archeologia assume contorni magici. A Sipar, quattro chilometri da Umago, c’è una città sommersa, i cui resti sono visibili oggi solo durante le basse maree, ma vale la pena una gita programmata proprio in queste circostanze. Tanto più che il Museo civico di Umago (da visitare per comprendere meglio la storia di quest’area) offre tour con guide esperte. Pare che Sipar sia stata abitata fin dall’età del ferro, che sotto i Romani sia divenuta una vera e propria civitas, poi però rasa al suolo attorno all’876 negli scontri tra il principe Domagoj e la Repubblica di Venezia. La cosa intrigante è che sul fondo del sito sono state scoperte 17 stanze di un insediamento e sono riemersi oggetti vari tra cui un’anfora proveniente da Gaza, ceramiche, utensili di osso e coperchi risalenti a un periodo tra il I secolo a. C. e il II d. C.

Il tour tra l’archeologia romana potrebbe terminare con l’Anfiteatro di Pola, in Istria: il monumento più rinomato della Croazia.

Costruito all´epoca dell´impero di re Vespasiano, è coevo al Colosseo di Roma, ma mentre l’arena capitolina si apre raramente al pubblico per eventi extra visite turistiche, quella di Pola è utilizzata per spettacoli estivi: dai concerti al Festival del Film, la Stagione dell’Opera, il Festival della cavalleria contando sua una capienza di 5000 spettatori.

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