L’Umbria, ombelico d’Italia, è una terra ricca di sacri misteri. Di certo ispirata da San Francesco d’Assisi: ogni percorso riconduce al frate che parlava con la natura e predicava la pace. E qui i luoghi sono davvero di pace. Non solo le chiese o i conventi, anche quelli più pagani che riservano atmosfere sempre a misura di essere umani, con centri storici intimi, un po’ sospesi nel tempo come a Spoleto, Orvieto, Norcia, Todi, Gubbio e Perugia stessa circondati da paesaggi variegati e selvatici addolciti dalla cura dell’attività contadina: valli con distese di ulivi e vigne che offrono frutti d’eccellenza; pascoli di alta montagna che offrono cibi manufatti con esperienza e tradizione e poi i laghi dove ritrovare se stessi. In questo ben di Dio di regione, piccola ma dall’intensa varietà di panorami, sono custoditi tesori, anche bizzarri e di certo inaspettati, in frazioni piccolissime come Montegiove nel comune di Montegabbione in provincia di Terni.
Dal convento alla città ideale
Il primo tesoro custodito a Montegiove è il magnifico convento nel quale avrebbe dimorato San Francesco che, nel 1218, come narra la leggenda, qui aveva piantato una rosa e un alloro dai quali zampillò una fontana. Fu così che Francesco vi costruì una capanna che, in seguito, fu sostituita dall’attuale convento voluto e costruito dai Conti di Marsciano. Secoli dopo, un architetto di Milano, restò così colpito dal magnetismo del luogo che decise di acquistare la proprietà circostante il convento per edificare la sua città ideale. L’architetto era Tommaso Buzzi, e dette vita a un progetto unico e di grande potenza emozionale. Una ragione forte per vanire da queste parti e restarci almeno 24 ore.

Una città surreale
Era il 1956 quando Tomaso Buzzi, prendendo ispirazione dal poema illustrato “Hypnerotomachia Poliphili”, un viaggio iniziatico alla scoperta di se stessi, immaginò e poi edificò un’opera architettonica ricca di simbolismi: una città concepita come un’enorme scenografia teatrale dove si trovano raggruppate Villa Adriana, Villa d’Este (Tivoli), i sette edifici nell’Acropoli (Partenone, Colosseo, Pantheon, Piramide, Torre dei Venti, Tempio di Vesta, la torre dell’orologio di Mantova) e Bomarzo. Tutte insieme. Il risultato è un’allegoria dell’esistenza di una potenza evocativa unica.

Un susseguirsi si scale, figure alcune volte spaventose altre grottesche, sproporzioni (volute) di alcune statue e edifici, statue verdi, affastellamento di edifici, monumenti: un perfetto caos architettonico (e di stili) che porta dentro un labirinto surreale dove si incontrano figure antropomorfiche, riferimenti astronomici e magici. Un po’ come essere nel castello degli specchi deformanti del luna Park.

Piace agli adulti e ai bambini, perché è un gioco seppure conduca, anche senza accorgersene, in un viaggio dentro l’anima e la spiritualità. Appaga e lascia il segno, qualcosa di cui parlare lungo il tragitto di ritorno o a tavola in una delle ottime rurali trattorie della zona a degustare le ciriole al sugo di pomodoro, aglio e basilico, (pasta del ternano senza uova), gli gnocchetti alla Collescipolana, in origine a base di pane secco (oggi pangrattato), acqua e farina, è un piatto popolare tipico dei contadini e dei pastori che per il loro lavoro avevano bisogno di un piatto unico ricco e completo: il sugo che accompagna gli gnocchi, infatti, è a base di pomodoro, abbondante peperoncino, salsiccia (o pancetta) e fagioli. E sempre per soddisfare il palato, spingendosi verso Orvieto, è la gallina ‘mbriaca che conquista: condita con sale, aglio e pepe prima di essere tagliata e messa a marinare. Si cuoce per quattro ore: sarà tenerissima e saporitissima. Piatti della tradizione perfetti da accompagnare con vini locali come Allerona Igt, Amelia Doc, Lago di Corbara Doc, Narni Igt e Orvieto Doc.
Per per vistare la città di Buzzi serve una guida, soprattutto per non perdere la bussola nel labirinto e destreggiarsi tra i simbolismi.
Per prenotazioni: www.lascarzuola.it